II
Domenica di Quaresima - 8 marzo 2020
Abramo è chiamato da
Dio a uscire dalla sua terra, a lasciare la sua parentela e a mettersi in
cammino verso un’altra terra. Lo accompagnano una promessa e una benedizione.
Anche noi siamo
chiamati a fidarci di Dio, a metterci in cammino verso un futuro che non ci
deve fare paura, perché è nelle mani di Dio. Il passato è affidato alla
Misericordia di Dio, il presente è il tempo della Grazia e il futuro è affidato
alla Provvidenza. Niente ci deve far temere.
La Trasfigurazione di
Gesù avviene dopo il primo annuncio della Passione. Gesù mostra ai suoi
discepoli la sua piena identità, perché non si scoraggino di fronte alle
difficoltà del cammino. Rivela la gloria del suo volto, la sua divinità,
testimoniata da Mosè ed Elia (la Legge e i Profeti) e dalla voce di Dio Padre,
che parla dalla nube luminosa, segno biblico della Sua presenza. La nube
avvolgeva il monte Sinai durante le manifestazioni di Dio a Mosè; la nube
prende possesso della Tenda del Convegno e poi del Tempio di Salomone.
Gesù dunque è il Figlio
amato. Bisogna ascoltarlo e seguirlo. Non ci porta su una strada sbagliata.
Matteo, immediatamente prima di questo brano, riporta le condizioni per seguire
Gesù: “Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua
croce e mi segua”. La via di Gesù accetta la croce, non la rinnega, non cerca
di scansarla, ma nello stesso tempo porta alla vita eterna, alla pienezza, alla
resurrezione. E’ una via di luce. Lo testimoniano i santi, che hanno portato la
croce dietro a Gesù e hanno trovato la gioia, la pienezza di vita già su questa
terra.
“Con la forza di Dio,
soffri con me per il Vangelo”, scrive Paolo a Timoteo. “Egli infatti ci ha
salvati e ci ha chiamati con una vocazione santa”.
Il Signore ci conceda
la grazia di servirlo e la gioia di vivere il Vangelo. Amen.