sabato 28 marzo 2020

V DOMENICA DI QUARESIMA


V Domenica di Quaresima - 29 marzo 2020

Gesù Messia umile e obbediente al Padre (Tentazioni nel deserto), Gesù Figlio eterno del Padre (Trasfigurazione), Gesù acqua viva (incontro con la Samaritana), Gesù luce del mondo (guarigione del cieco nato), Gesù resurrezione e vita (resurrezione di Lazzaro). Sono queste le cinque tappe che ci portano alle soglie del mistero pasquale.
Oggi il Figlio di Dio si presenta a noi come la resurrezione e la vita. Dopo averci dissetati e illuminati nel cammino della vita terrena, rimane l’ultimo grande baluardo, insuperabile, di fronte al quale si infrangono tutti i sogni e le speranze umane: la morte.
In questi giorni sentiamo spesso il ritornello: “Andrà tutto bene”. Sì, andrà tutto bene, ma ai parenti dei diecimila morti che finora il corona-virus ha mietuto qui in Italia, chi lo dice: “Andrà tutto bene”? Lo possiamo dire ai bambini per tranquillizzarli, ma non a chi ha avuto in casa qualche parente stretto deceduto. L’unico che può dirci “andrà tutto bene” è Gesù: “Io sono la resurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno” (Gv 11, 25-26).
La resurrezione di Lazzaro è un po’ come la guarigione del paralitico: “Che cosa è più facile dire: Ti sono rimessi i tuoi peccati, o dire alzati e cammina? Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati: io ti dico, alzati, prendi il tuo lettuccio e va a casa tua” (Lc 5, 23-24). La resurrezione, o meglio, la rianimazione di Lazzaro è dunque un segno (il settimo segno nel Vangelo di Gv) e una prova che Gesù ha veramente il potere sulla morte. Non credo che per il povero Lazzaro sia stato un gran guadagno ritornare in questo mondo. Forse lo è stato più per le sue sorelle, Marta e Maria. Lazzaro ha la “sfortuna” di dover morire due volte, perché comunque questa vita terrena ha da finire, prima o poi. Tanto più che, si legge un po’ più avanti nel Vangelo: “I sommi sacerdoti allora deliberarono di uccidere anche Lazzaro, perché molti giudei se ne andavano a causa di lui e credevano in Gesù” (Gv 12, 10). Povero Lazzaro, la seconda volta rischia anche di morire ammazzato! Sono volutamente ironico, come d’altra parte l’evangelista Giovanni, perché quello che conta veramente, capite bene, non è la lunghezza della vita terrena; non è vivere vent’anni o cento anni. Quello che conta veramente è sapere che questo baluardo insuperabile, che è la morte, conseguenza del peccato originale (Gen 3, 19), è in realtà solo una soglia, una porta da attraversare, al di là della quale la vita è ben lungi dal terminare, ma anzi trova la sua pienezza in Colui che è la resurrezione e la vita. “Beati quelli ke (sora nostra morte corporale) trovarà ne le Tue sanctissime voluntati, ka la morte secunda (quella dell’anima) no ‘l farà male”, cantava S.Francesco d’Assisi all’approssimarsi di “sorella morte”. E così testimoniano tanti santi, uomini e donne di fede, che hanno vissuto con letizia l’incontro con lo sposo. Ne cito una dei nostri tempi: la serva di Dio Chiara Corbella Petrillo, la cui vita vi invito a conoscere e ad approfondire (“Siamo nati e non moriremo mai più”, Ed. Porziuncola 2013).
Ma la prova suprema Gesù l’ha data con la sua Pasqua: passione, morte e resurrezione. Gesù dimostra di essere il Signore della vita affrontando a viso duro la passione, decidendo Lui quando è il tempo di morire (“E dopo aver ricevuto l’aceto, Gesù disse: «Tutto è compiuto!». E, chinato il capo, spirò”, Gv 19, 30) e soprattutto risorgendo il terzo giorno. La risurrezione di Gesù non è la rianimazione di un cadavere, come quella di Lazzaro, ma un evento escatologico: il trionfo del Dio della vita sul peccato e sulla morte. Gesù risorto è ciò che saremo tutti noi alla fine dei tempi, secondo la promessa di Dio: “ Ecco, io apro i vostri sepolcri, vi faccio uscire dalle vostre tombe… Farò entrare in voi il mio spirito e rivivrete… L’ho detto e lo farò. Oracolo del Signore Dio” (Ez 37, 12-14). Ora sì che si può dire veramente: “Andrà tutto bene”!
Il Signore vi dia pace!
IL VOSTRO PARROCO